di Mario Marconcini
Una prima definizione di “collezione”
Stando alla definizione del vocabolario Treccani online per “collezione” si intende “Raccolta ordinata di oggetti della stessa specie, che abbiano valore o per loro pregio intrinseco o per loro interesse storico o artistico o scientifico o semplicemente per curiosità o piacere personale: fare c. di francobolli, di monete, di medaglie; una c. di quadri, di statue, di cammei; c. di vasi, di porcellane, di pipe; c. di libri, di manoscritti, d’autografi; possedere una ricca c.”;
Il collezionista, quindi, attribuisce agli oggetti della sua collezione una particolare dignità, osservandoli, apprezzandoli e curandoli con il rispetto e la considerazione dettate non necessariamente dal valore intrinseco, storico o anche meramente economico di tali oggetti, quanto dal piacere personale che gli inducono.
Qual è il vero valore dei pezzi della collezione
Ogni manufatto è stato costruito per una necessità ed ha un suo scopo, un suo valore, un suo significato, e, considerata l’utilità per cui era stato costruito, da oggetto materiale fornisce spunti di riflessione anche in quanto testimone di un’epoca trascorsa, da conservare con interesse e apprezzamento nella propria collezione.
I singoli componenti della collezione hanno per il vero collezionista un “valore” personale, che non necessariamente deve avere un corrispondente economico: per l’appassionato ogni pezzo della sua collezione vale come un “tesoro” non in termini venali, e indipendentemente dal valore, ma come parte dell’insieme, in cui l’oggetto di nullo valore coesiste e sta a pari dignità in collezione con il pezzo più raro e più costoso, acquistando un ulteriore significato proprio in quanto parte dell’insieme.
Il significato più profondo di “collezione”
Siccome collezionare significa osservare, considerare, valutare, raccogliere e conservare – cioè RAGIONARE – questa attività porta sicuramente ad un arricchimento interiore e a una elevazione della propria cultura.
Mi preme ricordare il valore del collezionismo di francobolli, monete e cartamoneta, contro altri oggetti.
La collezione di francobolli e le monete, definita talvolta “arte povera”, perché costituita da “multipli”, fino almeno alla privatizzazione delle Poste, era garantita dal “rigoroso rendiconto”: lo Stato regolamentava l’emissione di francobolli e monete da parte del Poligrafico e della Zecca, fissando con decreto la “tiratura” una volta per tutte al momento dell’emissione, così possiamo in qualsiasi momento accertare il numero di francobolli e di monete in circolazione per ciascuna emissione (ad eccezione delle serie ordinarie di francobolli, che potevano essere ristampati all’occorrenza). In più, lo Stato punisce i contraffattori, garantendo, conseguentemente, la genuinità dei prodotti in circolazione.
Avendo la certezza della tiratura, il prezzo raggiunto sul mercato e garantito dalla impossibilità di generare nuovi esemplari, diveniva, perciò, un punto fermo e una sicurezza per il collezionista.
Questa rappresenta la principale differenza tra la collezione di francobolli e monete e le collezioni di altri oggetti.
Per cui, collezionismo sì, di tutto, figurine, cartoline, tappi spumante, tappi da birra, gettoni, tessere, ma attenzione a dare un valore commerciale.
Ad esempio, le monete del 1800 sono ottimi ricordi magari anche cari, ma non sempre hanno anche un valore economico; ancora, le medaglie non hanno le stesse leggi delle monete, non avendo una tiratura limitata e definita, avendo il conio si possono riconiare inflazionando il mercato e diminuendo, conseguentemente, il valore dei singoli pezzi. Una bella raccolta sono, ancora a titolo di esempio, le cartoline: sono tutte valide e ce ne sono di molto belle risalenti agli anni 1945/1950 (per intendersi, la stampa nel XIX secolo veniva effettuata con macchine molto lente, spesso a pedale o a manovella, poche a puleggia, con la realizzazione delle nuove macchine a ciclo continuo dopo il 1903/1905 le cartoline hanno una tiratura maggiore e salvo particolari soggetti, sono più comuni).
Un aneddoto al riguardo: l’analfabetismo non incentivava le comunicazioni, ma non c’erano neanche i telefoni nelle case, perciò, nelle grandi stazioni, ad ogni pensilina c’erano delle piccole edicole che vendevano le cartoline già affrancate e il viaggiatore che voleva rassicurare i familiari del buon esito del viaggio aveva l’accortezza di comprarne e imbucarle nel vagone postale dello stesso treno, che giunto all’ultima stazione tornava indietro, spesso nello stesso giorno; perciò, tenendo conto che nel 1950 la posta veniva recapitata anche alle 19,00, la cartolina con la notizia della meta raggiunta arrivava a casa anche in giornata.
I rischi presenti sul mercato filatelico e numismatico attuale
Quando si parla di “collezione” e di mercato, io che vengo da oltre sessanta anni di esperienza, mi trovo a volte spiazzato di fronte alla situazione attuale, in cui molte cose sono cambiate: alcuni nuovi operatori del settore, sfruttando a loro vantaggio alcune norme fiscali, tendono a falsare i prezzi di mercato, oscurando il mercato tradizionale.
Queste nuove forme commerciali attirano i collezionisti perché offrono canali di probabile risparmio per chi compra, ma hanno anche portato un danno – un grosso danno – per il privato che deve vendere e si vede svalutare le proprie raccolte. Ancora peggio per gli eredi non collezionisti, che si trovano spesso a dover cedere, senza alternativa, la prestigiosa raccolta del familiare deceduto a prezzi anche molto inferiori a quelli che si troverebbero sul mercato tradizionale.
Un’altra evidente conseguenza negativa è rappresentata dalla chiusura dei negozi.
I principali rischi si riscontrano su web, dove a volte si assiste anche a vere e proprie offerte-truffa, fasulle e propagandiste di nuove mode di collezionismo: basta seguirle con attenzione critica per vedere il caos generato. Con il collezionismo c’è poca affinità.
Ogni prodotto ha una dignità un suo percorso, e, specialmente quando presenta anche un valore economico, si devono considerare anche le provenienze. Venditori improvvisati, senza un recapito definito, senza una tracciabilità, nascondo spesso un inganno.
Ora, è evidente che chi, convinto di “fare un affare”, consegna il proprio denaro in mano a un furfante e ne riceve in cambio un oggetto di nessun valore, per la delusione e la frustrazione con ogni probabilità vedrà venir meno la sua passione, abbandonando la collezione che tanto lo aveva appassionato fino a quel momento.
Il danno per il settore è evidente, e non mi riferisco soltanto al commerciante onesto che perde il cliente, ma al mercato intero che perde un appassionato che, con il suo lavoro di ricerca, avrebbe potuto ancora conferire valore aggiunto in termini di cultura e tradizione storica, alla collettività.
Conclusione: chi è il vero collezionista di francobolli e monete
In conclusione, il vero collezionista raccoglie gli oggetti di proprio interesse per soddisfazione personale, non per – e, comunque, non solo per – uno scopo venale, perciò collezionare con ragionamento non è solo un passatempo, è cultura.
Una volta, udendo una mia considerazione in un dialogo con alcuni giornalisti in cui affermavo che un ragazzo, un giovane che trova soddisfazione nel collezionare francobolli o monete o altro sicuramente sarà difficile che cada nella noia della droga, anche perché i pochi soldi che ha li investe nell’oggetto della sua passione, il Ministro che era presente mi ringraziò per il suggerimento e ricordo che da allora spesso iniziava il suo intervento alle manifestazioni con la massima: “la filatelia allontana i giovani dalla droga”. Forse non è vero ma quasi sicuramente sì.